Cosa è l’Ikigai
Tempo di lettura: 7 minuti
Hai già sentito parlare di IKIGAI?
Sicuramente sì se hai visto il mio video training gratuito per ri-Trovare la tua Missione di Vita e Iniziare a Realizzarla.
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Su YouTube, invece, ho pubblicato un video dove illustro anche tutti i passi della modalità NON convenzionale per ritrovare l’ikigai: quello intimo, profondo, quello veramente del tuo cuore.
Come spesso faccio, riporto sotto il riassunto del video, perché rileggendo lo scritto passano altre sfumature che ascoltando magari sfuggono e si coglie una visione più d’insieme.
Cosa è l’Ikigai?
Ikigai è un termine giapponese, che ultimamente è arrivato molto alla ribalta anche da noi in Occidente.
Innanzitutto perché il ricercatore Dan Buettner ha fatto un grande studio su quelle che lui chiama le Blue Zones, cioè le zone in cui c’è la maggiore concentrazione di centenari, di persone longeve e felici.
Ha fatto una serie di domande a questi centenari e nella zona di Okinawa, in Giappone, è risultato il fatto che tutti questi centenari avevano perfettamente chiaro quale fosse il loro Ikigai e questo, secondo il ricercatore, era uno dei fattori più importanti che portava queste persone ad essere felici e Realizzate.
Oltretutto in Occidente sono arrivati tanti libri che ci portano una sorta di ingegnerizzazione del processo per trovare l’ikigai.
Ma ancora non ti ho detto che cosa è questo ikigai.
Potremmo tradurlo come la ragione di essere, la ragione per cui siamo qui, il significato profondo che diamo alla nostra vita.
Sostanzialmente a me piace chiamarlo la Missione della Nostra Vita, il senso della vita,l’ideale della nostra vita.
Allora ti ho detto che semplicemente se vai a cercare su internet digiti ikigai, sotto immagini ti comparirà una sorta di grafico, un piccolo diagramma che spiega molto bene qual è il metodo con il quale si è ingegnerizzata la possibilità di conoscere la propria Missione di Vita
Sostanzialmente questo metodo mette insieme varie aree e trova qual è il punto in cui tutte queste aree si sovrappongono: quello che ami fare, quello che sei bravo a fare, quello di cui il mercato ha bisogno e quello che è possibile vendere.
Senza voler nulla togliere a questo processo, secondo me è un processo che semplifica e parte anche snatura quello che veramente è la potenza del concetto di ikigai.
Per quale motivo mi rendo conto che questo processo rimane su superficiale, non funziona, non mi arriva direttamente al cuore?
Perché questo processo è fatto a un livello esclusivamente mentale. (addirittura qualcuno che mi conosce o a quale ho fornito delle informazioni potrebbe semplicemente mettersi e fare il diagramma per me..)
Invece l’ikigai è qualcosa di vivo, è qualcosa che dobbiamo ritrovare (e poi ti spiegherò perché ri-trovare e non trovare).
Noi non siamo solo razionalità e dobbiamo guardare anche con uno sguardo che potremmo definire poetico, che potremmo definire del cuore, che potremmo definire allargato.
In questo modo ci rendiamo conto che l’ikigai è qualcosa di pulsante, in alcune tradizioni lo definiscono come un’idea, uno spirito che ci è sempre vicino e nella nostra tradizione, più occidentale, potremmo pensare che l’ikigai sia un po’ il nostro angelo custode .
Ad esempio nei libri di Philip Pullman (La bussola d’oro) tutti i personaggi hanno sempre vicino a loro, in forma di animale il loro Daimon, lo spirito guida e nelle parti del libro si vede benissimo che questi Daimon conoscono qualcosa che l’essere umano non conosce. Quindi ritrovare l’ikigai significa instaurare un dialogo con questo Daimon, con questo spirito guida.
Questo dialogo non può essere solamente a livello mentale, perchè è un livello estremamente superficiale, che non può cogliere tutta la profondità e la ricchezza che noi abbiamo dentro e che assolutamente siamo qui per esprimere.
Ti ho detto che si tratta anche di ri-trovare e non di trovare.
Per quale motivo?
Già parlando di Daimon, di angelo custode l’avrai intuito: quando noi arriviamo su questo su questo pianeta siamo naturalmente connessi, poi pian piano entriamo sempre di più del mondo materiale e questa connessione diventa sempre più flebile più sottile, a volte addirittura c’è un tracciamento.
Entriamo nella vita quotidiana e ci rendiamo conto che non conosciamo più il motivo per cui siamo qui veramente.
Ecco perché allora si tratta di ritrovare l’ikigai e di ri-allacciare questo rapporto. E come si fa per riallacciare questo rapporto?
Al di là del metodo del fiore che ti ho descritto, e che personalmente non utilizzo, è necessario fare un percorso in profondità dentro di sé è necessario guardare veramente tutti i sassolini, proprio come nella favola di Pollicino, che il nostro Daimon, il nostro spirito guida ha messo nella nostra vita proprio per farci ricordare quale è il nostro ikigai.
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E come lo possiamo fare?
Ad esempio guardando prima di tutto il nostro corpo,
Ciascuno di noi ha un corpo diverso, con delle possibilità diverse, con delle caratteristiche diverse, con delle doti diverse ed ovviamente proprio nelle forme e nelle modalità con cui si esprime il nostro corpo è disegnato il nostro ikigai.
Arriviamo con un corpo che è un corpo potremmo dire adatto per poter svolgere e realizzare la nostra missione.
Ti faccio un esempio.
Vania (il corpo)
Tra i miei studenti del Coaching Avanzato Vania ne parla abbastanza diffusamente.
trovi la sua intervista sul mio canale YouTube qui>>
Lei riporta nel suo corpo quella che in maniera occidentale viene chiamata malattia, ma si è resa profondamente conto che questa “malattia” (che lei stessa dice ormai nemmeno chiamerebbe così, ma per intenderci utilizziamo questo nome) è parte integrante del suo ikigai.
E proprio il mettersi in relazione con questo fenomeno della malattia le ha portato un pezzo importante della sua missione.
Un’altra modalità che ci porta a ritrovare il rapporto con il nostro Ikigai è senza dubbio quella che ci porta a contatto con tutte le relazioni affettive che abbiamo con la nostra stirpe, perché ovviamente la famiglia in cui nasciamo e tutta la storia che sta dietro parla del mio ikigai e mi dà tanti sassolini importanti per ritrovare la strada
Massimo (la stirpe)
Tra i tanti esempi dei miei meravigliosi studenti del Coaching Avanzato che attraverso il contatto con le immagini della loro stirpe hanno visto chiaramente il loro ikigai, ti voglio citare Massimo. (la sua intervista è pubblicata qui>>>)
Con lui abbiamo trovato delle immagini che si ripetevano continuamente nella sua famiglia e sono state proprio ponte della narrazione che abbiamo potuto evincere perché ognuno di noi nella sua vita mette sulla scena della vita un mito, una storia che è non sono un racconto personale, ma è veramente una storia universale appunto come quella del mito.
Questo mito ci porta molto più vicino al luogo in cui regna l’ideale.
Tutti i personaggi
Un’altra modalità che assolutamente è importantissima e non possiamo dimenticare per ritrovare il nostro ikigai è quella di prendere in considerazione, come dice lo Yoga, tutti i personaggi che ci abitano.
Lo Yoga qui si sovrappone abbastanza con alcune correnti psicologiche dicendo che dentro di noi ci sono tanti personaggi, come se noi fossimo un palcoscenico sul quale recitano tanti attori diversi.
Ciascuno di essi ci porta un pezzettino importante dell’ikigai e il movimento, bada bene, non è solamente quello di riuscire a interpellare questi personaggi e a farsi raccontare da loro qual è la loro tessera del puzzle dell’ikigai che ci portano.
Ma poi bisogna anche ritornare da questi personaggi e letteralmente vedere che tutti quanti siano d’accordo tra di loro, che tutti quanti riescano a soddisfare i loro bisogni, a lenire le loro ferite andando lungo la strada dell’ikigai.
Perché, ovviamente, se alcuni personaggi non sono in accordo ed hanno delle istanze che non vengono soddisfatte, sarà molto difficile andare poi a realizzare l’ideale.
Per quale motivo?
Perché l’ikigai non può essere qualcosa di etereo, non concreto, non materiale.
Possiamo veramente andare a ritrovare la matrice della nostra missione di vita, del senso della nostra vita, ma poi dobbiamo riuscire man mano nella vita quotidiana a realizzare, perché man mano che lo realizziamo lo comprendiamo sempre di più, ci si svela ancora maggiormente e questo è importantissimo.
Ecco perché è importante che questo ikigai, attraverso il dialogo con i personaggi psichici che ci compongono, venga pian piano trasposto anche in obiettivi concreti, materiali alcuni più a lungo termine e altri a termine ancora più vicino.
Quando facciamo questo processo siamo scesi nelle profondità della nostra psiche e portiamo in superficie l’ikigai attraverso degli obiettivi, ma..
dobbiamo permettere che la missione non si stringa in questi obiettivi.
Creatività
In questa fase con i miei studenti è sempre stato molto importante stimolarli a non accontentarsi
Siamo tutti abituati a puntare in basso, molto più in basso di quanto potremmo permetterci, molto più in basso di quelli che sono i nostri sogni e l’ikigai non vuole questo
L’ikigai non è qui per esprimersi della materia e contrarsi!
Anzi, il contrario, è qui per esprimersi nella materia ed espandersi sempre di più man mano che si esprime
Ecco perché un altro momento assolutamente importante nella definizione dell’ikigai è quindi quello di utilizzare la creatività: proprio per dare libero sfogo ed espansione alla Missione.
Per far sì che gli obiettivi secondo una visione strettamente logica e razionale, possano essere ampliati attraverso una visione creativa.
La visione poetica è un percorso che io oggi ritengo davvero affascinante e se vuoi saperne di più puoi ascoltare alcune interviste ai miei studenti del Coaching Avanzato di Trova il tuo Sole.
Questo è un percorso specifico per ritrovare i tuoi ikigai, la tua missione di vita e iniziare a realizzarla iniziando dalla la tua professione.
Se ti senti affascinato proprio come me e tanti dei miei studenti da questo percorso in profondità senti la necessità, la spinta a ritrovare il tuo ikigai, perché davvero è arrivato il momento di farlo…
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