Quando ti senti bloccato
Voglio raccontarti un esempio di quando ti senti bloccato e fornirti una nuova chiave, narrativa e pratica, per sciogliere la stasi.
A volte la vita scorre fluida, ma altre sembra quasi che in certi campi si inchiodi.
Spesso, quando ti senti bloccato, vedi che questa condizione si espande a macchia d’olio, anche in altri ambiti. A volte questa sensazione di essere bloccato la ritrovi in tanti eventi del quotidiano e la frustrazione cresce, portandoti in un circolo vizioso.
Ti senti bloccato e più ti sforzi di smuovere la situazione, meno riesci ad uscire dallo stallo. Più ti impegni perché vuoi uscire dalla situazione e più ti blocchi.
Ieri sera, come tutti i giovedì alle 20.30, ho guidato una pratica meditativa on line (se vuoi provare iscriviti nel form qui sotto) e abbiamo evocato i nostri blocchi.
certo capita anche a me
Essere più addentro alle pratiche e agli esercizi spirituali non significa affatto essere immune agli eventi della vita e vivere in una bolla di sapone.
Anzi, semmai è l’opposto.
Perché quando ti abitui sempre più a vedere l’invisibile, lo scorgi in tantissimi eventi, anche nei più banali.
Le emozioni e le sensazioni diventano più vividi ed intensi, proprio perché ti dai con sempre meno riserbo e dialoghi con il divino, gli dei, che si manifestano come eventi.
però è diverso ..
Magari mi si ripropongono situazioni molto simili a quelle di anni fa, eppure è tutto diverso.
Ad un occhio esterno quasi non si potrebbero vedere dei cambiamenti, ma la mia intenzione cambia tutta la narrazione.
A volte sorrido fra me, perché prendo consapevolezza di come le immagini tornino nuovamente a me per darmi l’occasione di liberarle (approfondisci qui) e poi creare con loro un’evoluzione del tutto nuova, creativa.
E ringrazio, perché mi sento enormemente fortunata, incondizionatamente amata.
un esempio di quando ti senti bloccato
Ho voluto portare questo tema del blocco perché l’ho riscontrato in molti clienti durante gli appuntamenti di couseling e costellazioni immaginali. Addirittura due di esse hanno avuto molte difficoltà anche solo nella fase iniziale, in cui dovevano disegnare il loro genogramma o un mandala visionario.
Poi tanti blocchi con i clienti che ho incontrato per aggiornare e studiare i loro piani benessere tramite la naturopatia. (vedi qui).
Ovviamente la stagione primaverile evidenzia proprio questi temi, stimola infatti il fegato, l’energia legno secondo la medicina cinese.
La sindrome principale e più diffusa del fegato si chiama proprio stasi (di Qi/energia) e si manifesta principalmente con blocchi e dolori muscolari, disagi che vanno e vengono, a singhiozzo, e in genere tendono a diminuire nel corso della giornata, con il movimento.
Ma non solo, ovviamente, in questo periodo, anche io mi ritrovo a vivere una situazione di blocco.
Certo, perché non ne sono immune, ma ho sempre più chiaro l’aspirazione con cui voglio attraversare questo evento.
Infatti sono entrata in un laboratorio per sperimentare una forma alternativa di economia, che si alimenta con l’ingresso di nuove persone, ma che dopo uno sprint iniziale ora è più statico.
e praticamente cosa ho fatto?
Prima di tutto ho cercato di guardare tutto quanto accadeva e poi ho portato tutto ciò in una pratica meditativa molto simile a quella che poi ho proposto giovedì scorso.
Ho evocato l’evento di fronte a me e pian piano mi sono aperta ad osservarlo da prospettive diverse.
La nostra psiche è come un arcipelago, costellato di isole da cui si godono prospettive molto differenti.
Sicuramente la mente razionale è un’isola molto grande ed influente in questo arcipelago, ma ciò non toglie nulla al fatto che anche sull’isola più piccola il punto di vista cambia. E non c’è mai una prospettiva più giusta di un’altra, semplicemente sono inquadrature diverse, come in un film.
E proprio come in un film, avere sempre la stessa inquadratura sarebbe monotono ed avvilente; l’arte del registra gioca molto anche su questi cambi di prospettiva.
Quindi ho preso contatto più intimo con questo blocco. L’ho sentito nel corpo, mi sono soffermata sulle sensazioni che ne derivavano e sui punti esatti in cui erano. (approfondisci qui)
Poi ho preso a guardare questo evento, che percepivo sempre più come un spirito, un’energia dell’invisibile, da diverse prospettive. O forse ho semplicemente lasciato che lui stesso mi ispirasse narrazioni diverse …
Come un direttore d’orchestra
Mi è arrivata un’immagine dal mio passato, perché per molto tempo ho cantato in un coro eseguendo pezzi sacri e profani, ma sempre abbastanza elaborati.
Spesso, quindi, capitava che un’opera fosse composta da più brani che necessitavano un’interruzione, un blocco, tra uno e l’altro. La raccomandazione era sempre la stessa per il pubblico: non applaudire mai, se non alla fine del concerto.
E questo permetteva la magia.
Sì, perché, inizialmente, nel silenzio, in quella pausa prolungata, si riassaporavano tutte le vibrazioni del suono, ormai spento, dentro il proprio corpo.
C’era silenzio, immobilità, eppure si percepiva ancora aleggiare l’energia del pezzo appena udito.
Poi il silenzio diventava, più denso, pesante, eppure ancora il direttore attendeva prima di ricominciare.
L’ho compreso solo ora quanto fosse essenziale stare in quel blocco assoluto, totalizzante.
Infatti proprio esso creava lo spazio per la nascita di una tensione del tutto nuova, un desiderio di tornare a riempirsi di suono, proprio perché si era stati nel vuoto.
Quando finalmente il maestro dava il via al nuovo pezzo, l’ascoltatore era completamente rapito dalla bellezza di questo blocco carico di potenzialità. Era solleticato dall’aspirazione di ritornare nel movimento, ma senza aspettative, bensì puro, carico di meraviglia, proprio come un bambino.
Che dire, decisamente lo spirito del blocco mi aveva “parlato” e regalato una narrazione, un punto di vista completamente diverso, che mi portava nel piacere, anziché nella frustrazione.
l’offerta
Dopo aver vissuto intimamente la bellezza di questa immagine musicale ero nella medesimezza, nell’immaginale, nel piacere, assolutamente pronta e disponibile a pensare cosa avrei potuto offrire allo spirito che ora vedevo con occhi nuovi.
E’ molto importante questo punto.
Siamo sempre abituati a pensare a cosa vogliamo prendere, ottenere, cambiare secondo i nostri scopi.
Ma nella bellezza si manifesta il sacro, il sacrum facere, che altro non è che il darsi.
Quindi immediatamente è arrivata una credenza che ho voluto sacrificare a questo spirito, per suggellare un patto, un alleanza con esso.
E solo dopo ho sentito di poter chiedere al blocco stesso di aiutarmi a non vivere più l’evento evocato a inizio meditazione come un problema. Di aiutarmi a vedere ciò che ancora non vedevo.
poi gli eventi fluiscono senza sforzo
Questa pratica l’ho fatta pochi giorni fa, eppure ti garantisco che il flusso degli eventi si è già fluidificato senza il mio sforzo personale.
Ad esempio nel progetto a cui partecipo e che era bloccato era stata ventilata l’idea di fare una costellazione, ispirandosi al lavoro immaginale che faccio. C’era dubbio e indecisione, ma poi all’improvviso mi hanno chiamato pronte e convinte di costellare.
Così ho chiesto l’aiuto di una collega immaginalista che stimo (perché io pure partecipo alla costellazione) e tra pochi giorni ci troviamo, sono sicura, per portare nuova luce (come un nuovo brano) a questo laboratorio.
E questo ha influito anche su altri ambiti del mio quotidiano.
Mi sono alzata questa mattina con energia nuova e tante idee creative da implementare nel mio lavoro (presto ne verrai a conoscenza anche tu).
In un altro progetto editoriale condiviso, che sto portando avanti con alcuni custodi del Mantra Madre (clicca qui se non sai cosa è), pure dei paletti che avrebbero potuto farci rallentare si sono sciolti come neve al sole.
E poi mi è ritornato il desiderio, che avevo lasciato da parte, perché mi sembrava ci fossero troppi impedimenti, di concretizzare una vacanza alternativa nei prossimi mesi.
La pratica meditativa diventa vita quotidiana
Mi piace raccontare un po’ di me, perché ho la speranza che in questo modo tu possa comprendere meglio ed entrare nel vivo del messaggio che porto.
Come dico spesso, la pratica meditativa è importantissima, ma dovrebbe pian piano essere assorbita nel nostro modo di vivere tutto ciò che ci accade, nella vita di tutti i giorni.
In questo caso dovrebbe diventare un’attitudine a giocare con i cambi di prospettiva, a trovare la bellezza ed il piacere.
Poi, da questa dimensione di piacere, di relazione sacra con l’invisibile, nascerà spontaneamente il desiderio di offrire qualcosa.
Pensare a cosa posso dare, prima di chiedere.
Questa è la vera dimensione della preghiera, a cui difficilmente siamo stati abituati.
Ma soprattutto, offrire, non nasce da una dimensione moralistica o buonista, bensì dal rapporto con la bellezza, dalla sensazione del piacere.
Ogni giovedì ci ritroviamo on line per praticare su temi come questo che ti ho appena descritto, se vuoi unirti iscriviti sotto.
Teniamoci in contatto
silvia@silviaravasio.it
oppure tramite facebook, youtube, instagram
A presto.