Senti la solitudine? danzaci!

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Solitudine

Il cielo mi ha affidato il tuo cuore…
quando sarai dolente vieni da me
senza inquietudine,
ti seguirò nel tuo cammino.
Ma non posso toccare la tua mano,
amico, sono la solitudine.

(Alfred de Musset)

Solitudine … Quante volte l’abbiamo sentita come una morsa stringente ? Come una lama che squarciava i nostro organi in profondità e ci portava a vedere tutto nero, apatico, senza colori?

E questa solitudine poteva essere per qualcuno o qualcosa che non c’era più oppure per qualcosa che non è mai arrivata, nonostante il nostro intenso desiderio.

Sicuramente il periodo di confinamento e le ridotte attività sociali a seguito del virus hanno portato tutti, anche se in modi diversi a fare i conti con la solitudine.

Qualcuno si è trovato attanagliato dalla solitudine e qualcuno invece l’ha ricercata a tutti i costi per riprendersi dei brandelli di intimità.

La solitudine è uno spirito

Questo spirito, questa energia, si manifesta principalmente come mancanza sul piano del visibile, della vita quotidiana.

Anche in questo caso, però, la risoluzione è sempre quella di stabilire se vogliamo essere vittime degli eventi, oppure se vogliamo contribuire creativamente alla loro creazione, come solo un mago sa fare (Per approfondimenti clicca qui ).

La prospettiva del mago

Non siamo mai soli, perché il lato invisibile di ogni cosa è sempre con noi, ancora di più quando questa cosa manca. Sant’Agostino soleva dire che l’assenza non è mancanza, ma solo invisibilità.

Oppure potremmo anche dire che  siamo sempre soli, perché l’unica relazione possibile  è quella con l’invisibile, con il divino. Infatti se tutto questo mondo, che i sensi vogliono farci credere oggettivo, è illusorio, tutto ciò con cui veniamo in contatto è una proiezione, un’immagine della nostra anima, della nostra psiche.

Sono due prospettive che riportano sempre ad una sorta di dualità tra visibile ed invisibile, ciò che c’è e ciò che manca.

Ebbene, indipendentemente da quale sia la prospettiva a cui mi senta più vicina, il passo successivo è nella direzione di sperimentare, fin nelle cellule del proprio corpo, che visibile ed invisibile sono distinti, ma non separati.

Vivere la solitudine significa quindi riconoscerla come una dea, non da fuggire, ma con cui dialogare ed iniziare con questo spirito una danza.

Danzare con la solitudine

Perché la dimensione della vita, la dimensione della gioia e della libertà è una danza.

Un movimento ritmico ed armonioso in cui i due amanti si cercano, si nascondono a tratti dietro dei veli e poi si riunisco, per tornare nuovamente a separarsi. Proprio perché è il fuoco stesso della loro passione, del loro desiderio, che accende e riscalda la loro relazione.

Una formula psichica della creazione immaginale recita : ” Non esiste né l’incontrarsi, né il separarsi, esiste solo il puro piacere dello spazio dinamico. Io cerco l’amore in ogni mondo, perché amore è ciò che ho perduto. Eppure non esiste né l’incontrarsi, né il separarsi, esiste solo il puro piacere dello spazio dinamico.

E allora, quando mi sento addosso la solitudine come un mantello troppo pesante, dovrei andare dentro questa sensazione e cercare la relazione.

La relazione è sempre una danza

Spesso la nostra vita frenetica del quotidiano ci porta invece a mettere da parte la relazione, il dialogo. Infatti sono spesso ritenute una perdita di tempo e più efficacemente sostituite con l’azione meccanica e ripetitiva.

Siamo focalizzati solo sulla relazione con le persone, e spesso solo con persone selezionate (dalla nostra mente), per avere dei contatti definiti “positivi, arricchenti, soddisfacenti”.

Ma la relazione, il dialogo vero, sono prima di tutto emozione !

E tutte le emozioni sono egualmente importanti e preziose per portarci in questa dimensione.  Spesso lo sono ancor di più quelle che vorremmo fuggire, poiché l’intensità, il pathos, ci portano necessariamente nel qui&ora, ci costringono ad essere attenti e presenti.

Proprio come quando guardiamo un film o leggiamo una storia commovente, in cui i nodi di dolore e le immagini forti ci portano a viaggiare con immediatezza insieme ai personaggi.

Ci relazioniamo solo con (alcune) persone ?

Ma non dimentichiamo, che relazione significa contatto con tutto, ma proprio tutto, ciò che ci circonda.

L’invisibile, la dimensione energetica, è insita in ogni cosa che incontriamo, perché l’energia è sempre cosciente e per questo nelle tradizioni antiche e sciamaniche le vibrazioni energetiche erano viste come spiriti e dei.

Questa mattina sono stata assolutamente sola in casa, ma ho avuto dialoghi estremamente interessanti con la mia gatta bianca, che ha aspettato pazientemente che mi ricordassi di darle da mangiare.

Con l’uccellino grigio che viene a beccare le briciole che lascio intenzionalmente sul davanzale. Anche se lui non mi ha mai visto e io ho colto solo la sua ombra. Io dialogo con lui già da settimane, lasciando sempre le briciole sul davanzale, anche se nessuno ancora le becca, ma immaginando e letteralmente parlando con chi in futuro verrà a nutrirsene.

Ho avuto un intenso scambio anche con la zucca, che ho ringraziato, visto che mi si è offerta per farsi tagliare e cucinare e che ho potuto benedire, poiché proviene dal raccolto di un contadino biologico che protegge la terra, ed alla quale infine ho espresso la mia fede, per tutto ciò che io e la mia famiglia creeremo unendoci con lei a pranzo.

e ancora ..

Poi ho danzato con le carote, ho sentito un ritmo frizzante perché erano sì biologiche, ma erano state incartate nella plastica del supermercato. Allora ho voluto giocare con loro e farmi dire come avrebbero voluto essere tagliate per esprimere al meglio la loro energia: a rondelle, a cubetti ? Mi hanno fatto comprendere che avremmo danzato insieme con un taglio a punta di matita, ma non preciso, bensì fantasioso e improvvisato attimo per attimo mentre lo stiamo realizzando insieme.

Anche con il mio pc ho avuto un intenso scambio, perché è un po’ vecchio e lento, ma reca ancora i segni del nastro adesivo con cui le mie figlie tempo fa avevano incollato un grandissimo cuore con scritto “Mamma ti diamo una parte del nostro cuore”. Mentre oggi sono cresciute e quella parte così tenera è passata nell’invisibile.

Potrei continuare a lungo, forse ci metterei molto più tempo a descriverti tutte le mie relazioni di questa giornata solitaria, di quanto ne ho effettivamente impiegato per viverla.

Eppure è stata una mattina intensa, a colori vividi, anche se apparentemente ho vissuto solo una parte del giorno da sola, compiendo azioni banali e quotidiane.

E invece ciò che c’era, così come ciò che mancava è diventato un ponte,che mi ha permesso di ballare, mettendo continuamente i piedi ed il corpo da una parte e dall’altra della grande soglia. Un po’ nel visibile ed un po’ nell’invisibile, per danzare con tutte le possibile forme e manifestazioni del mio daimon, del mio spirito guida, del mio sposo mistico.

Yohaku-no-bi e la solitudine

Yohaku-no-bi è uno dei principi dell’estetica giapponese, e significa “la bellezza di ciò che manca” ed esprime molto bene l’essenza di ogni capolavoro. Sia un paesaggio mozzafiato, capolavoro letterario, artistico, un grande brano musicale o qualsiasi altra forma che si connette direttamente alla bellezza, devono la loro unicità anche a tutto ciò che manca e che volutamente non ha deciso di entrare nell’immagine.

Sicuramente in un paesaggio primaverile che celebra la rinascita, mancherà il deserto, come in una melodia le pause sono mancanza di note, che impreziosiscono e sottolineano quelle eseguite.

Tutto ciò che manca è in una relazione, una danza continua, con ciò che c’è.

Questa danza è bellezza, è amore, è l’essenza della nostra vita, calata in tutte le piccole e apparentemente banali azioni quotidiane.

Ecco quindi che la mancanza non viene più semplicemente fronteggiata, ma inclusa come elemento essenziale del vivere consapevole.

Ecco quindi che la mancanza diventa una risorsa preziosa, come una cesellatura dorata che fa risaltare i particolari e le pieghe di vestito e corpo su una grande scultura classica.

Se senti la solitudine

Ecco perché dovresti festeggiare e danzare, se senti la solitudine. Dovresti trasformare quella che credi una morsa in un tenero abbraccio, in una dolce compagnia, proprio come nella poesia di De Musset (un romantico…).

Questa emozione, questo pathos che ti portano la solitudine, non sono sofferenza, ma una grande possibilità di aprire cancelli e migliorare l’intensità con cui vivi nell’attimo presente. ( Per approfondire clicca qui )

Infatti nell’attimo presente la mancanza viene percepita come invisibilità, come relazione con il divino e ti permette di non stare ai giochi della mente, che ti fa tornare nel passato o ti porta nel futuro con il solo scopo di trasformare in sofferenza questa emozione e farti fuggire dal presente.

Posso godere di questa danza con la solitudine se la vivo come mancanza che sottolinea quello che c’è o che mantiene acceso il fuoco del desiderio.

Se invece fuggo in altre dimensioni temporali inizio ad avere il timore che si ripetano le dinamiche del passato ( perché ad esempio da piccola sono stata abbandonata, da adolescente ero spesso sola, poi sono stata esclusa da alcuni gruppi e tante storie simili).

Mentre se scappo nel futuro allora le aspettative mi soffocano ( ad esempio se sono sola adesso, chissà come farò quando sarò più anziana, bisognosa e non più attraente, non troverò più altre persone disposte a stare con me, non riuscirò più ad inserirmi in certi gruppi e via dicendo).

Sono tutti escamotage della nostra mente ( e della società che la rispecchia) per trascinarci nella sofferenza. Per allontanarci da ciò che veramente ci potenzia e dà piacere: vivere nel qui&ora in una danza mistica con ogni cosa o essere con cui veniamo in relazione.

La pratica

Sicuramente la vita stessa, ogni piccola e apparentemente banale operazione del quotidiano ci offre innumerevoli occasioni di fare pratica.

Infatti spesso commento che la vera meditazione è la vita stessa.

Però, soprattutto all’inizio, è difficile cambiare il paradigma e le pratiche meditative ci vengono in aiuto instaurando nuovi percorsi neurali.

Inoltre, tramite la pratica affidiamo alle vibrazioni dei mantra ed alle esperienze vissute in stati di coscienza alterati il compito di cambiare la materia stessa, fin nella coscienza vibratoria delle cellule.

Non ultimo, sperimentare il piacere e la possibilità, tramite esperienze immaginali ed energetico – corporee insieme, di trasvalutare la solitudine ci dà una grande risoluzione a procedere lungo questo sentiero.

E poi, non dimentichiamolo, essere in una famiglia di meditazione e praticare insieme, settimana dopo settimana, è un gioiello prezioso che accelera tutti i processi descritti sopra.

Se vuoi partecipare alle meditazioni on line, gratuite del giovedì sera alle 20.30 iscriviti

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A presto.